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Benedetto XV resta, nell’opinione comune, non solo il Papa che cercò di evitare fino alla fine l’“inutile strage” della prima guerra mondiale, ma anche il pontefice dell’enciclica Ad Beatissimi Apostolarum, nella quale propose diversi percorsi di pace.

Benedetto XV resta, nell’opinione comune, non solo il Papa che cercò di evitare fino alla fine l’“inutile strage” della prima guerra mondiale, ma anche il pontefice dell’enciclica Ad Beatissimi Apostolarum, nella quale propose diversi percorsi di pace. L’impegno di questo successore di Pietro e della Santa Sede in favore della pace negli anni 1914 – 1915, tuttavia, fu molto più articolato e complesso di quanto non si sia scritto fino a ora, e in questi ultimi frangenti ci si accorge compitamente di ciò grazie ai numerosi documenti inediti, che lo storico Gabriele Paolini ha trovato negli archivi vaticani ed ha posto a base del suo volume «Offensive di pace. La Santa Sede e la Prima Guerra Mondiale» (pp. 456, euro 24) edito da Polistampa in collaborazione con la Fondazione Spadolini Nuova Antologia e introdotto da un saggio di Francesco Margiotta Broglio.Paolini, delineando la figura di un Papa colto, intelligente, sensibile, straordinariamente coraggioso, dimostra come la Grande Guerra abbia rappresentato «una prova assai difficoltosa che la supremazia vaticana superò magistralmente, misurandosi con le caratteristiche e di bisogni dei tempi, traendone anche una rinnovata proiezione internazionale», non del tutto ripagata a fine conflitto. Il ricercatore, in effetti, basandosi su accurate ricerche archivistiche e su la bibliografia italiana e straniera esistente, fa luce sulle tante iniziative di carattere umanitario promosse dal Papa e dai suoi collaboratori: ricorda l’assistenza ai prigionieri e alle loro famiglie, la mediazione per la liberazione degli internati civili, i tentativi di limitare alcuni dei metodi di guerra più cruenti. Egli nella prima parte, ricostruisce secondo un criterio cronologico la posizione della Santa Sede ed evidenzia gli aspetti significativi del modello di pace perseguito dal Vaticano, sostanzialmente un compromesso sul fronte occidentale e un’affermazione in Oriente degli Imperi Centrali, «al fine di ridimensionare la potenza della Russia zarista, con la quale avevano rapporti difficili da decenni». Nella seconda parte, invece, secondo un criterio tematico, affronta la questione delle iniziative umanitarie, non tralasciando di riferire il grande impegno profuso dal delegato apostolico a Costantinopoli, perché il sultano fermasse il massacro degli armeni, primo genocidio del ’900. E dall’azione, dunque, viene l’ulteriore conferma di quanto davvero inutile sia stata quella «strage».
Data recensione: 10/07/2009
Testata Giornalistica: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Angelo Sconosciuto