chiudi

Andrea Innocenti affronta bravamente il paradosso, e spiega con molto spirito come si può sopravvivere in città, proprio come certi manuali scritti per chi si azzarda ad avventurarsi nella giungla amazzonica, nei ghiacci

Andrea Innocenti affronta bravamente il paradosso, e spiega con molto spirito come si può sopravvivere in città, proprio come certi manuali scritti per chi si azzarda ad avventurarsi nella giungla amazzonica, nei ghiacci polari, nelle savane dell’Africa, o tra gli tzunami [sic] dell’Oceano. Ma oggi, dice Innocenti – giornalista, fotografo, gran viaggiatore al cospetto di Dio – il Tibet è cosparso di lattine, in Amazonia si può fare l’autostop, l’oceano è pieno di navigatori solitari, e quindi l’angolo selvaggio dove ci si può perdere, o sentirsi in pericolo e disperatamente soli, è la città. Perfino orizzontarsi è difficile. Gli alberi non hanno i muschi dalla parte del nord, i muschi sono sotto le terrazze ed è difficile immaginare il nord sotto i piedi. L’ambiente urbano ha la stessa struttura di una giungla ma non ne ha i vantaggi. I lampioni sono duri come alberi ma non producono frutti né ombra, non ci sono antilopi ma vecchiette, i predatori non si muovono su zampe ma su ruote. È proprio un viaggio nel paradosso. Insomma andare in città è da incoscienti, viverci è da eroi, sopravvivere è da fenomeni.
Data recensione: 01/11/2008
Testata Giornalistica: Toscana Qui
Autore: Giorgio Batini