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E’ un conforto vedere che ci sono ancora scoperte e sorprese nella letteratura italiana, già tanto studiata anche per il Novecento dei classici. E questo corposo volume, ricco di immagini e ricordi, ma anche di inediti, ne è una bella conferma. Lo ha cura

È un conforto vedere che ci sono ancora scoperte e sorprese nella letteratura italiana, già tanto studiata anche per il Novecento dei classici. E questo corposo volume, ricco di immagini e ricordi, ma anche di inediti, ne è una bella conferma. Lo ha curato una giovane studiosa dell’Università di Firenze, Teresa Spignoli, in una vera e propria, rigorosa, edizione critica, ma facendo leva con grazia sui temi più stimolanti, sui maggiori motivi di interesse per i lettori semplicemente appassionati. La prima sorpresa è che ci sia una così stretta corrispondenza ‘d’amorosi sensi’ tra i due poeti, espressa in 208 lettere. Nata lentamente, dalla sincera ammirazione da parte del giovane Bigongiari per Ungaretti, che ricambia da maestro la stima, si trasforma negli anni in un’autentica amicizia (come testimonia l’infittirsi dello scambio dal 1952 fino a poco prima della morte di Ungaretti), che dà luogo a occasioni non solo letterarie di confronto e arricchimento per entrambi. Vale come esempio centrale la parte del carteggio della fine del 1950 sul cosiddetto «Leopardi segreto» di Ungaretti, un saggio molto rielaborato intorno a L’infinito e che Spignoli mostra nascere dall’idea di stamparlo su ‘Paragone’, diretta da Anna Banti e con Bigongiari nel comitato di redazione. In realtà il manoscritto pubblicato in appendice si rivela diverso da quello uscito poi sulla rivista, perché privo di una parte aggiunta all’ultimo momento, un ‘pezzettino finale’ che Ungaretti riteneva molto importante, perché vi dimostrava che il nucleo primo dell’idillio era la traduzione di un pensiero sull’infinito di Pascal. Di questa idea così ben difesa resterà ben poco anche nelle stesure successive del saggio, e quindi il testo pubblicato qui è un vero e proprio inedito.
Come inedite sono anche alcune versioni di poesie di Ungaretti, che sottoponeva a Bigongiari durante i loro scambi epistolari, esponendo le proprie intenzioni poetiche e chiedendo il suo parere. Nascono così le numerose, sempre più ampie, stesure delle poesie Ninnananna e Cantetto senza parole, che la curatrice pubblica l’una accanto all’altra, come sequenze cinematografiche che attestano tutti i passaggi di un’evoluzione. Ma quello che più colpisce è il clima generale dell’epistolario, l’intensità e la delicatezza dei sentimenti espressi, quegli elementi che in una semplice frase Bigongiari definisce ‘la certezza della poesia’, sorta di legame spirituale, di patto non scritto, per cui chi condivide il sincero amore per questa indecifrabile attività letteraria non può fare a meno di provare una ‘allegria’, una felicità interiore che si rinnova ogni volta che scrive e legge.
Ed è anche vero che questo scambio di pensiero e affetto, di parole e di quel che le muove, è uno splendido esempio di come la poesia possa produrre pensiero critico, che diventa l’altra faccia di una stessa medaglia.  
Data recensione: 18/10/2008
Testata Giornalistica: Avvenire
Autore: Bianca Maria Garavelli