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Tito Barbini l’abbiamo conosciuto con il libro “Le nuvole non chiedono permesso”, apprezzando il suo approccio nella scoperta di persone e di luoghi, e le sue personali riflessioni sulla Patagonia miste alla lunga

Tito Barbini l’abbiamo conosciuto con il libro “Le nuvole non chiedono permesso”, apprezzando il suo approccio nella scoperta di persone e di luoghi, e le sue personali riflessioni sulla Patagonia miste alla lunga esperienza politica.
Il libro "Antartide. Perdersi e ritrovarsi alla fine del mondo" pensi di leggerlo tutto d’un fiato, in una sola serata o in un caldo pomeriggio; niente di più sbagliato, perchè Tito riesce a farti riflettere ad ogni pagine, riesce a portarti sulle vere storie di personaggi che lui incontra, con importanti spunti di riflessione che non puoi tralasciare, anzi deve seguirli, prendere appunti, approfondirli perché solo così ti rendi conto di conoscere i luoghi patagonici o la terra antartica.
Con il nuovo libro “Antartide. Perdersi e ritrovarsi alla fine del mondo” si riscopre l’estrema Patagonia e l’Antartide al di fuori dei consueti schemi ormai obsoleti di molti viaggiatori. Si scopre una diversa Punta Arenas o un incredibile Ushuaia, con occhi nuovi; si incontra padre Alberto De Agostini, sicuramente il vero esploratore di queste zone ancor prima di Chatwin. Basta un piccolo spunto o una tomba e Tito ti porta a confrontarti con Melville, Conrad, Albert Camus, Coloane, Magellano, Darwin o Gardel… ma restando con i piedi per terra e scoprendo i veri personaggi che abitano o hanno abitato nella terra alla fine del mondo: Salvatore Cirillo, Serghei, Enriqueta Gatelumendi o l’indio desconocido.
Abbiamo letto molteplici libri sugli storici esploratori quali Scott, Amundsen o Shackleton eppure Tito Barbini in tre, quattro pagine riesce a riassumenti la loro storia, il loro sacrificio e lo spirito di avventura in modo perfetto, toccando le giuste corde che sintetizzano le personali vicende di ciascun esploratore.
Le sensazioni, i paesaggi, gli animali che vivono in Antartide sono affrontati con la “fame di spazi immensi, di vuoti e di silenzi… con l’incessante suono del vento”; in poche righe riesce a cogliere la vera natura del continente Antartico dove “ non ci sono rovine a ricordarti antiche civiltà scomparse, ma la vera storia biologica della terra”. In fine, si condivide l’impegno di Tito Barbini di diventare un testimone attivo a difesa di questo ambiente incontaminato. (A.S.)
176 pagine, belle foto.
Data recensione: 27/08/2008
Testata Giornalistica: Circolo polare
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