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Giorgio La Pira è un personaggio centrale ma allo stesso tempo atipico nella storia del cattolicesimo politico italiano. In lui si fondono dimensione politica nazionale (i decisivi anni della Costituente) e l’impegno a livello

Giorgio La Pira è un personaggio centrale ma allo stesso tempo atipico nella storia del cattolicesimo politico italiano. In lui si fondono dimensione politica nazionale (i decisivi anni della Costituente) e l’impegno a livello locale (i lunghi anni dal 1951 al 1965 nei quali è stato sindaco di9 Firenze), riflessione religiosa e grande interesse per le questioni di politica internazionale, in una congiuntura delicatissima per gli equilibri bipolari della guerra fredda. Proprio per questo motivo, sia nell’interessante carteggio con l’amico e collega di partito Amintore Fanfani, sia nella stimolante raccolta di saggi e documenti su La Pira e la Francia, le quattro dimensioni /nazionale, locale, internazionale e di riflessione religiosa) si intrecciano e finiscono per fecondarsi vicendevolmente.Da un punto di vista di politica interna, tra le circa novanta lettere riportate del carteggio La Pira -  Fanfani (il cd-rom allegato contiene l’inventario delle oltre 900 raccolte all’archivio della Fondazione La Pira di Firenze) le più significative sono certamente quelle relative al passaggio storico tra i Cinquanta e i Sessanta. Fanfani è impegnato sin dalla metà degli anni Cinquanta nel complicato compito di allargamento del governo alle forze socialiste e di contemporaneo sforzo in vista di una più equa redistribuzione dei frutti della crescita economica.In vista delle elezioni del 1958 è centrale, più ancora che la prospettiva di centro sinistra, il tentativo fanfaniano di fare della Dc un effettivo strumento di riforma. Inevitabilmente questo tentativo sui scontra con la sempre più massiccia adesione del proletariato urbano al richiamo del comunismo. L’anticomunismo della Dc, nell’ottica di La Pira, non deve mai essere negativo, ma deve «creare l’attenzione delle classi umili verso di noi. Come? Risolvendo i loro problemi di ogni giorno! Lavoro, assistenza, cultura e , su tutto, la volta della grazia, della preghiera, della Chiesa» (lettera del 17 luglio 1956). Secondo La Pira, la dirigenza democristiana, e Fanfani in particolare, hanno un compito contemporaneamente politico e religioso: si tratta di uno sforzo di «pilotaggio politico».Tale espressione chiama in causa il terzo protagonista di questa delicata fase di passaggio tra i Cinquanta e i Sessanta: il Santo Padre, quel Giovanni XXIII che, come riportato da Fanfani a La Pira in una significativa lettera del 25 dicembre 1958 non aveva esitato ad confidare all’allora segretario nazionale della Dc: «Dicono che io sia pastor e nauta, ma sbagliano. Io sono il pastor, lei il nauta» (p.235). Nella riflessione di La Pira, il difficile passaggio del 1959 è solo una parentesi in attesa che si aprano per Fanfani le porte della guida del Paese. Il governo delle cosiddette  «convergenze parallele» si tramuta, nella lettura del sindaco di Firenze, nella coerente applicazione politica della dottrina sociale cristiana.Ma i primi anni Sessanta non sono fondamentali solo dal punto di vista della politica interna italiana. I due blocchi vivono una fase di equilibrio instabile. Le leadership di Kennedy e Krusciovsembrano offrire possibilità nuove, addirittura in vista di una futura pace mondiale, ma contemporaneamente non mancano gli episodi che potrebbero far precipitare la situazione (crisi di Berlino del 1961, «l’obiettivo di fondo della storia è la pace delle nazioni: questa si fa con l’accordo tra i due responsabili odierni della guisa storica dei popoli (Kennedy-Krusciov). Ma perché questo accordo sia valido ci vuole la sigla di Giovanni XXIII e per pervenire a questa sigla ci vuole una mediazione politica: quella dell’Italia, essendo Fanfani capo del governo» (pp. 251-252). L’Italia è centrale in quanto culla del cristianesimo e in quanto centro del Mediterraneo.Accanto all’Italia non può mancare la  «figlia maggiore della Chiesa», quella Francia dal 1958 governata da Charles De Gaulle. La Francia gollista diventa allora secondo La Pira da un lato strumento di diffusione universale del Cristianesimo, e dall’altro esempio dio universalismo cristiano da applicarsi alla risoluzione dei conflitti coloniali (centrale sarà la svolta storica della pace di Evian del 1962) e al superamento della logica dei blocchi Est-Ovest. Le oltre duecento lettere dell’epistolario La Pira De Gaulle, anche se le risposte del generale sono molto scarne e spesso affrettate, sono un’importante base documentaria non solo per approfondire la visione della politica internazionale del sindaco di Firenze ma anche per avere uno spaccato delle parole chiave che attraversarono in questa fase la visione di politica internazionale del gollismo: dall’Europa all’Atlantico agli Urali, alla rinascita del nazionalismo arabo.  Michele Marchi
Data recensione: 02/08/2008
Testata Giornalistica: Ricerche di Storia Politica
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