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In Clara Nistri c’è un approdo terso, limpido, «Nelle tue mani» (ed. Polistampa) dopo un’assunta consapevolezza di sé, del percorso umano segnato da alcune fratture

In Clara Nistri c’è un approdo terso, limpido, «Nelle tue mani» (ed. Polistampa) dopo un’assunta consapevolezza di sé, del percorso umano segnato da alcune fratture, che l’autrice racconta in una breve autobiografia: «Sono nata/ nel giorno del solstizio/ di dicembre/. Fu forse la neve/ a ghiacciare il parto/ di mia madre,/ così che ancora oggi/ porto il segno/ del freddo:/ mi scalda/ un sole nero”. Nelle pagine torna spesso la neve, come condizione esteriore di “un qualcosa che manca», collocata «nell’involucro del gelo», la sensazione di precipitare. La contemplazione delle cose e gli affetti a cui Nistri accenna, rendono conto di quel «granello di senapa» (la fede ricevuta e coltivata) che l’autrice sa porre con accenti delicati, come in questi novenari spezzati: «Nell’aria/ un silenzio d’attesa/ entra dalla finestra/aperta/ con le prime luci/ dell’alba», o ancora, in «questo guardarmi dentro/ un desiderio di luce da star male». Per gli affetti che ama si apre una porta per guardare oltre e riemergere: «Ho conservato per te/ la stagione più bella:/ tutta coperta d’argento».
Data recensione: 13/03/2011
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Michele Brancale