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Il pubblico segue con attenzione e domande precise, l’elaborazione di un affresco fatto lì per lì, 120x80 cm. Talani e collaboratori indossano gabbanelle bianche invece dei costumi del ‘500 proposti dalla Provincia che

Come nelle botteghe del Cinquecento Giampaolo Talani in piazza a FirenzeMa te, lo sai come si fa un affresco? Giampaolo Talani, pittore, i cui lavori sono esposti a Palazzo Vecchio mentre una sua scultura è al Loggiato agli Uffizi, racconta e illustra cos’è la pittura a fresco, nel pomeriggio di ieri, nel cortile di Michelozzo di Palazzo Medici Riccardi.  Il pubblico segue con attenzione e domande precise, l’elaborazione di un affresco fatto lì per lì, 120x80 cm. Talani e collaboratori indossano gabbanelle bianche invece dei costumi del ‘500 proposti dalla Provincia che ha organizzato la performance nel quadro del “genio fiorentino”. «Dipingerò un uomo secondo il mio stile, immagine dell’ingegno toscano» dice Talani, che ha studio a San Vincenzo, è balzato nella fama per il grande affresco “Partenze”, fatto due anni fa alla stazione di Santa Maria Novella. I maestri in questa suggestiva bottega sono microfonati e spiegano, dimostrandolo, cos’è l’arriccio, lo spolverino sul disegno, a che serve la sinopia rossiccia, come si fa combaciare il disegno sul muro usando chiodi senza testa, mentre il muratore intonaca un paio di volte la parete. Talani spiega la differenza tra la pittura a secco e quella a fresco, che va fatta entro un giorno. Se l’affresco ha grande dimensione, ogni giorno si fanno le tagliate, che non sono bistecche, ma pezzi di dipinto che vanno fatti nelle ore più fresche dall’alba in poi, sperando che non piova se si è all’aperto. Talani e gli altri spiegano i segreti, anzi i misteri, della calce, dato che il muro vive secondo l’umidità diversa, cambia nel seccarsi , bisogna contare bene i minuti, se soffia scirocco o maestrale, se la luna è calante, come dicevano gli antichi. L’ombra di questi è evocata con devozione: Benozzo, il Ghirlandaio, Andrea del Sarto, il Lippi e soprattutto Michelangelo, “che andava a chiodi come fo io – dice Talani – il muro della Cappella Sistina, se lo guardi di profilo, è tutto poggio e buca quanto a muratura”. Alla fine dopo ore di lavoro appare la sagoma di un uomo seduto a gambe incrociate , sullo sfondo c’è il Cupolone, il volto è aguzzo, i capelli al vento, un uomo del Rinascimento e di oggi. Dice Talani: «Bisogna avere molta fede, molta fede per quel che si sta facendo. Anche i colori hanno un loro mistero: nell’affresco la calce bianca di San Giovanni spinge da sotto le tinte e le trasforma». Le persone sfilano firmando su embrice intonacato  a fresco: una qualche idea di eternità.
Data recensione: 25/05/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Milly Mostardini