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“Paesaggi” è il titolo della personale di Emanuele Barletti che si è aperta venerdì, 16 maggio, alla Galleria Pio Fedi di Firenze. “Paesaggi” per lo più toscani, occorre dire, 35 suggestivi dipinti ad

FIRENZE aise - “Paesaggi” è il titolo della personale di Emanuele Barletti che si è aperta venerdì, 16 maggio, alla Galleria Pio Fedi di Firenze. “Paesaggi” per lo più toscani, occorre dire, 35 suggestivi dipinti ad olio dai titoli antichi: L’Arno all’Albereta, Campi di Grano, Casolare a Baratti, Borgo nella campagna senese, Temporale in arrivo, La casaccia al Passo dell’Oppio…
Fiorentino, 48 anni, Barletti ha partecipato a numerose collettive. Questa è la quarta personale, dopo la prima del 1993 a Rignano sull’Arno, seguita da due eventi a Firenze, l’ultimo al Lyceum nel 2005. "Paesaggi" resterà aperta sino al 25 maggio, accompagnata dal catalogo edito da Polistampa, con testi dello storico dell’arte Carlo Sisi.
E proprio Sisi scrive nel bel volume che l’amore di Barletti per la pittura “convive con la vivace attività di tutela che svolge per una importante fondazione fiorentina, curando con particolare passione l’incremento della collezione di opere d’arte” e dimostrando “di saper intervenire criticamente sui dati della storia e dello stile”, anche in occasione della pubblicazione di libri e di cataloghi.
Quelli di Barletti sono dipinti dal chiaro risvolto lirico, che ben si collega con la totale dedizione alla bellezza della natura. Emanuele, spiega Sisi, “privilegia infatti nella sua pittura un vedutismo antico, radicato nella tradizione toscana con preferenze accordate alla campagna, ai borghi solitari e sigillati in una loro arcaica geometria: la campagna attorno al lago di Bolsena, il mare e la campagna nei dintorni di Cecina, ma anche l’interno della Fortezza da Basso di Firenze prima che la rigogliosa vegetazione spontanea - vera e propria oasi offerta alla fantasia - venisse recisa per far posto agli attuali padiglioni espositivi”.
La pittura di Barletti, osserva ancora Sisi, è legata a un’esperienza del tutto personale, quasi spontanea e quindi non ascrivibile a metodi o scuole. Pittura che, tuttavia, osserva l’intima regola della composizione e del valore dei toni, che la imparenta con l’evoluzione percepibile, in Toscana, nella rappresentazione del paesaggio fra Ottocento e Novecento, soprattutto nella controllata partizione dei piani, nella dominante atmosferica che determina gli effetti di luce, nelle solide quinte degli edifici rurali.
Anche la tecnica ad olio e la scelta del supporto ligneo confermano il culto della tradizione e la nostalgia, dichiarata da Barletti, nei confronti della salda rappresentazione della natura, che proprio attraverso il genere del paesaggio aveva trovato nei Macchiaioli e nei loro epigoni i più affezionati assertori. “Devozione a un tempo trascorso”, conclude Sisi, “che però fa riaffiorare in quello presente atomi di fiducia e il pensiero della perenne consolazione dell’arte”. (aise)
Data recensione: 21/05/2008
Testata Giornalistica: Aise
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