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Quante volte di fronte ad un quadro di un pittore moderno o contemporaneo rimaniamo perplessi? La lettura della nota critica a volte aiuta la comprensione e serve a

Quante volte di fronte ad un quadro di un pittore moderno o contemporaneo rimaniamo perplessi? La lettura della nota critica a volte aiuta la comprensione e serve a superare lo smarrimento iniziale. Altre, drammaticamente, contribuisce soltanto ad aumentare l’opacità dell’opera, riempiendoci la testa di circonvoluzioni estetico-filosofiche, tanto dotte quanto maledettamente verbose e oscure. Tuttavia una forma di supina acquiescenza intellettuale alla presunta autorità del critico ci inibisce ogni reazione spontanea di dissenso, e finiamo per accodarci silenziosi all’insigne parola nel timore che qualsiasi obiezione tradisca la nostra ignoranza. Senza batter ciglio ci sorbiamo così tutti gli osanna dalla critica, almeno fino a quando la nostra competenza, crescendo, impara a separare il grano dal loglio, o ci imbattiamo in qualche critico che canta fuori dal coro, raccontandoci l’arte con altri occhi.
Indubbiamente quelli del pittore Marco Fidolini sono occhi “diversi”. Lo si intuisce fin dal titolo del suo libro Arte e artificio – Disvalori, mistificazioni e deliri (Edizioni Polistampa, 240 pagine, 13 euro). La conferma arriva poi dopo poche pagine, dove al consueto j’accuse sul mondo dell’arte – ormai esercizio usuale di una certa critica – l’autore aggiunge un proclama impegnativo, uno di quei cimenti titanici da far tremare i polsi, sebbene si affretti subito a dissimularlo sotto il mantello dell’operazione provocatoria: riscrivere una parte della storia dell’arte, alcuni suoi capitoli e pagine.De Chirico Matisse e Fattori
analizzati con gli occhi e la sensibilità di un “collega”  Detta in questi termini, una simile pretesa sembra pura presunzione. Sicuramente qualche critico griderà allo scandalo per lesa maestà. In realtà non si capisce perché un pittore non possa lanciarsi in una simile impresa quando possieda (come dimostra l’autore lungo tutto il testo)oltre alla competenza storicoartistica del critico anche la sensibilità pittorica dell’artista. La riprova definitiva sulla bontà analitica dello sguardo di Marco Fidolini si ha con il capitolo che lui dedica ad un mostro sacro della storia dell’arte, Paul Cézanne, che molti hanno avuto l’occasione di vedere da vicino lo scorso anno, nella mostra organizzata a Palazzo Strozzi a Firenze. L’autore, partendo dalla condivisione del giudizio critico che riconosce al maestro di Aix-en-Provence l’indiscutibile ruolo di innovatore concettuale, inizia ad analizzarne in dettaglio l’opera, concentrandosi in maniera specifica sull’aspetto pittorico. Senza alcun timore reverenziale e lasciandosi alle spalle un’intera biblioteca di opere critiche che consacrano con unanime consenso l’opera di Cézanne, Fidolini rileva in maniera puntuale tutte quelle che a suo modo di vedere sono indubbie prove della caratura non eccelsa del pittore, o quantomeno le “stecche”, come si direbbe con il linguaggio della musica. Nel famoso quadro I giocatori di carte «Assistiamo – secondo Fidolini – a una serie di cedimenti plastici evidenziati proprio dall’inefficace indeterminatezza della pittura. Ci troviamo di fronte, ancora una volta, a quell’ambigua incompiutezza disordinata e precaria, lontana da una concezione plastica che intende identificarsi con strutture geometriche e solide tutte protese ad un’espressione fortemente volumetrica ». L’analisi si fa poi più severa quando affronta il ciclo di opere inaugurato dalle Bagnanti. L’autore evidenzia in questa serie come la pittura del maestro di Aix-en-Provence si scomponga in una moltitudine di piccole pennellate che frammentano e appiattiscono fino a vanificarlo quel primigenio desiderio di riordinare la natura in geometrie solide, ovvero «trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono» come recita alla lettera la celebre affermazione di Cézanne. Il suo rilievo sulla contraddizione fra il livello teorico e quello pittorico è perentorio, come lo è altrettanto il giudizio complessivo sulla sua pittura che non esita a definire «inconsistente».
Oltre a Cezanne, l’opera di “riscrittura” di Fidolini ripercorre interi periodi e movimenti artistici, procedendo in maniera rigorosa e analitica, e sottoponendone ciascuno dei protagonisti ad un esame attento, scevro dai condizionamenti culturali imposti dalla critica, spesso colta in fallo per un’eccessiva tendenza a sopravvalutare la dimensione intellettuale a discapito di quella formale e pittorica. La lettura dei vari capitoli si dimostra assolutamente “liberatoria”, almeno per quanti abbiano frequentati musei e mostre accumulando una serie interminabile di riserve, se non proprio delusioni, su pittori o singole opere acclamati da tutti. Le vittime illustri, dai nomi altisonanti, sono dunque numerose, e leggerne la critica, che a tratti diventa impietosa, rende finalmente giustizia a certe nostre perplessità. De Chirico, Matisse, Fattori e molti altri sono illuminati con una luce nuova, il cui impatto proietta ombre inedite, molte volte taciute, con le quali occorre però fare i conti per dare il giusto inquadramento all’opera e al valore di questi grandi artisti. Il libro di Fidolini è dunque l’immersione in un bagno purificatore che ripulisce, almeno in parte, l’arte dalle sue incrostazioni più grossolane, dai pregiudizi più tenaci e dalle deleterie mode artistiche nel tentativo di ristabilire una visione più obiettiva del quadro e del suo reale valore pittorico. Un’opera dunque preziosa, una bussola nuova e molto efficace per quanti vogliano orientarsi nel mondo dell’arte con un rinnovato e rigoroso spirito critico.
Data recensione: 27/05/2008
Testata Giornalistica: Metropoli Day
Autore: Jacopo Nesti