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In poesia bisogna avere fede nei versi, nella metrica e nella forza delle parole. Per essere poeti invece si deve credere all’animo e alle sensazioni più intime, ma ancor più bisogna affidarsi alla poesia come espressione

In poesia bisogna avere fede nei versi, nella metrica e nella forza delle parole. Per essere poeti invece si deve credere all’animo e alle sensazioni più intime, ma ancor più bisogna affidarsi alla poesia come espressione primaria e indissolubile. Anna Maria Cavalera è un esempio di fedeltà a questo genere letterario che oggi alcuni vedono sciogliere nell’oblio. «Virgulto», edito da Polistampa, è la nuova silloge che propone, come il titolo esemplifica, l’energia della nascita e del rinnovamento. Versi che contengono il tratto distintivo di un’autrice oramai esperta nel codificare la propria esistenza poetica. Un canto che si unisce alle già conosciute opere («Porto Antico» e «Amaranto») ma che, al cospetto d’esse, raggiunge una freschezza nuova ed inedita. Anna Maria Cavalera è riuscita a dar vita a un nuovo capitolo lirico/letterario che risveglierà il lettore assopito. Una pubblicazione che mostra come la poesia sia ancora attiva, vivente e generativa; una silloge che regala speranza e continuità. E per le «celebrazioni funebri del verso», c’è ancora molto tempo da aspettare.
Data recensione: 23/04/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere fiorentino
Autore: Gabriele Ametrano