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Italiani brutta gente. Italiani popolo di gente meschina, voltagabbana, incline alla corruzione e all’inganno, senza ideali e spregiudicata. Difetti lamentati da secoli che oggi lo scrittore Massimo Griffo condensa nel

Italiani brutta gente. Italiani popolo di gente meschina, voltagabbana, incline alla corruzione e all’inganno, senza ideali e spregiudicata. Difetti lamentati da secoli che oggi lo scrittore Massimo Griffo condensa nel suo ultimo romanzo “Amaritudine” (Polistampa, pp. 392, 15 euro) che sintetizza l’amarezza e l’afflizione provate dai cittadini onesti di fronte a quella parte di società volgare, ingannatrice e prevaricatrice di valori e leggi. Griffo si attiene ad una narrazione realistica, scabra, animata da personaggi esemplari osservati in cinquant’anni di storia d’Italia, dal 1944 al 1993, alcuni veri, altri frutto di finzione. Gualtiero è l’ingenuo protagonista che diventa vittima e perfino inconsapevole complice delle malefatte e degli errori altrui, lungo un periodo di storia nazionale che parte dalla guerra, cammina nel boom economico, si smarrisce negli anni di piombo, evapora nel tempo del riflusso. Tutto questo senza perdere la speranza in un’Italia migliore e solidale: le prime lettere del titolo, “amar”, sono appiglio ed auspicio per un riscatto.
Massimo Griffo è nato a Palermo ma risiede a Firenze da molti anni. Ha pubblicato romanzi di successo tra cui Futuro anteriore (Premio Viareggio – Opera prima), Fiaba perversa (Premio Vallombrosa), e Il balilla col cappotto (Premio Casentino).
Data recensione: 11/04/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: David Fiesoli