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Là comincia il Messico di Gualberto Alvino, che esce presso POLISTAMPA, è la storia di un intellettuale colpito da uno dei sintomi psichiatrici più spaventosi: le allucinazioni uditive. La voce narrante è la voce stessa della

Là comincia il Messico di Gualberto Alvino, che esce presso POLISTAMPA, è  la storia di un intellettuale colpito da uno dei sintomi psichiatrici più spaventosi: le allucinazioni uditive. La voce narrante è la voce stessa della follia: quindi non prima, non terza, ma seconda persona; un basso continuo che distrugge gradualmente i pilastri su cui poggia la vita del protagonista, filologo e critico letterario di fama, il quale si trasformerà da dissettore di libri a scalco di corpi. Un processo di bestializzazione che riesce a essere una metafora dei nostri tempi. «Là comincia il Messico», che dà il titolo al romanzo, è la frase che pronunciavano i banditi dei film western quando erano vicini al confine, oltre il quale nessuno avrebbe potuto acciuffarli. Qui indica il salto, l’orrenda metamorfosi che il personaggio si accinge a compiere.
La solitudine, la rivolta contro il destino, la ferocia di Dio, l’inettitudine, la malattia, la morte, sono rese dall’autore con un’ammirevole padronanza linguistica e la scelta della seconda persona narrante è un’invenzione di straordinaria efficacia narrativa.
Data recensione: 02/04/2008
Testata Giornalistica: Le Reti di Dedalus
Autore: Massimo Vecchi