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Al vasto panorama di iniziative che ricordano il 50° anniversario della scomparsa di Gaetano Salvemini, è opportuno segnalare un libro “Gaetano Salvemini. Cronologia dei primi scritti mazziniani (1831-1834)” a cura

Al vasto panorama di iniziative che ricordano il 50° anniversario della scomparsa di Gaetano Salvemini, è opportuno segnalare un libro “Gaetano Salvemini. Cronologia dei primi scritti mazziniani (1831-1834)” a cura di Gabriele Paolini, Edizioni Polistampa, Fondazione Spadolini Nuova Antologia, Firenze 2006, euro 14), che non ha solo lo scopo di celebrare il grande storico pugliese, ma piuttosto ha il merito di far emergere un suo inedito lavoro sui primi scritti mazziniani. Esiste un legame speciale che avvolge lo studio di Gaetano Salvemini sui primi scritti di Giuseppe Mazzini; il quale ripercorre in pieno le sue passioni storico politiche, il suo severo e puntiglioso metodo di studio, la sua grande generosità culturale così estranea alle penose gelosie accademiche, le sue tante, oneste, amicizie come quella con Alessandro Galante Garrone.
Tutto questo si trova nelle 116 pagine della cronologia mazziniana, che dopo tanto tempo – troppo per chi avesse desiderato approfondire un Mazzini giovane e ancora incerto – vede la luce grazie all’energico impegno della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e dell’Editore Polistampa di Firenze. Nel saggio introduttivo del curatore Gabriele Paolini – erede culturale in questo caso della studiosa Aglaia Paoletti, e ancora prima di Sandro Galante Garrone cui era stato affidato il manoscritto proprio da Salvemini, e a cui il volume è dedicato – si recuperano gli spunti, le intuizioni e l’impegno salveminiano tesi a scoprire, o meglio, a rendere chiaramente disponibile a tutti il pensiero, le intenzioni e anche il travaglio del giovane Mazzini. Sembra di respirare un’aria diversa.
L’analisi contenuta nella cronologia mazziniana rappresenta un punto fondamentale per comprendere nitidamente e approfondire la storia del Risorgimento. Il suo studio portò lo storico molfettese a scavare profondamente nel materiale mazziniano: “Questi tre anni di storia mazziniana rappresentano una foresta di problemi inestricabili” - peraltro confutando lucidamente errori e carenze della Edizione Nazionale delle opere di Mazzini – nonostante le precarie e difficili condizioni che una ricerca del genere comportava in quegli anni, essendo egli in esilio. Dall’analisi di questo prezioso volume, emerge lo spirito culturale che invase Salvemini e che eglì riuscì a trasmettere ai suoi amici e discepoli, quasi formando una scuola di pensiero che andava da Galante Garrone (legato a Lui da una amicizia personale solida e sincera, che fu fondamentale per la crescita culturale dello storico-magistrato torinese) fino a giungere a studiosi come la Paoletti. Illuminante in questo senso è la presentazione del volume fatta dal Presidente della Fondazione Spadolini, lucido e generoso custode della memoria del Presidente del Senato, Cosimo Ceccuti, che racconta in maniera appassionata questo legame. È lo stesso Salvemini che evidenzia nella sua prefazione questa intenzione: “Frattanto qualche altro studioso potrebbe mettersi a lavorare sullo stesso argomento, e ripetere inutilmente la fatica già fatta da me. Pubblicando i risultati dei miei studi, (...) io spero non solo di evitare ad altri studiosi un lavoro che, se non m’inganno, è diventato ormai superfluo, ma anche di facilitare ad essi la via, mettendoli in grado di utilizzare i frutti delle mie fatiche. Avendo messo a profitto le ricerche altrui, mi pare di compiere un dovere mettendo a disposizione altrui i risultati delle ricerche mie”.
La curiosità di Salvemini per il pensiero e l’impegno del fondatore della Giovine Italia non ha, però, solo una motivazione di natura storiografica, piuttosto si inserisce in un più ampio panorama di attenzione riguardo il problema italiano; attraverso Mazzini lo storico di Molfetta entra nella dimensione nazionale del Paese quale soggetto unitario. Ma l’interesse mazziniano tra le altre cose fu per lo storico di Molfetta uno scoglio cui appigliarsi dopo la tragedia del terremoto di Messina, che alla fine del 1908 sterminò la sua famiglia.
Nei primi mesi del 1909 scriveva a Giovanni Gentile, ancora suo amico: “La gente mi crede un forte perché continuo a fare meccanicamente ciò che facevo quando ero forte. In realtà sono un povero disgraziato, senza tetto e senza focolare che ha visto distrutta in due minuti la felicità di undici anni. Ho qui sul tavolo un po’ di lettere della mia povera moglie, della mia sorella, dei miei bambini. Mi sembrano le loro voci. E dopo averne letta qualcuna, devo smettere, perché un gran pianto disperato mi prende e vorrei morire”. A cui spiega tra l’altro che lo studio su Mazzini fu per lui: “Un conforto spirituale e un sostegno morale”.
In testo è diviso in due: la parte introduttiva, contemporanea, che vede i contributi di studiosi di alto livello come Ceccuti, Bagnoli e lo stesso curatore Paolini; che sotto doversi profili arricchiscono la seconda parte, il saggio vero e proprio: la cronologia mazziniana curata direttamente da Salvemini – prima di cederla a Alessandro Galante Garrone che la trascrisse tutta – che si struttura in cinque capitoli più la prefazione dell’Autore. Il lavoro evidenzia non solo la cronologia ma la descrizione del carteggio di Mazzini e di tutti gli indizi della sua ricerca, comprese le annotazioni alla sua ex allieva Luisa Nordio che collaborò intensamente con il professore, tanto che lo stesso Salvemini pensò far completare, firmare e pubblicare a lei. Progetto che poi, per ragioni ignote, entrambi abbandonarono facendolo rimanere, purtroppo, inedito fino ai giorni nostri.
Le preziose note salveminiane fanno emergere un esame minuzioso delle lettere (a loro volta suddivise in sei gruppi) e degli scritti di Mazzini, che delineano un percorso di ricerca intenso e puntuale. Lo storico pugliese, infatti, per inquadrare temporalmente il materiale risalì ai giornali in cui furono pubblicati per la prima volta, e si servì di tutti i possibili riferimenti, personaggi e libri rintracciati nelle opere e nelle lettere. La sua lettura diviene così un esempio metodologico di studio storico e della graduale evoluzione del pensiero mazziniano dal 1831 al 1834; e il renderlo accessibile a tutti è il miglior modo per rendere omaggio alla memoria e all’impegno di questo grande maestro, che nella sua vita tanto si è speso per la nascita della Democrazia nel nostro Paese.
Data recensione: 01/03/2008
Testata Giornalistica: Quindici
Autore: Ernesto Ricci