Un giorno del 1923, quando era solo un giovane vicecommissario della Questura di Palermo, Antonio Pizzuto ‘vide’ che la forma-romanzo consegnata nei capolavori del realismo ottocentesco si era ormai esaurita. Da allora decise di consacrarsi a un radicale rinnovamento dell’arte narrativa. L’incontro con «Ulysses», tre anni dopo, fornì la perentoria conferma, l’inarrivabile esempio. Le riflessioni e le prove sulla legittimità del ‘romanzo’ accompagnano la sua carriera di poliziotto, che lo condusse a Roma, come funzionario del Ministero dell’Interno e dirigente della Polizia internazionale, quindi, da Questore, a Bolzano e Arezzo. Ultimo dei libri ‘segreti’ di Pizzuto (ammessi da un codicillo testamentario a una pubblicazione postuma), Così è anche quello che più si avvicina allo stile e ai motivi della prima trilogia (Signorina Rosina, Si riparano bambole, Ravenna). Ortodonte, il ‘protagonista’, è consanguineo di Bibi, Pofi, Andrea: assorto focolare di coscienza, flatus vocis, precaria controfigura dello "sconosciuto che ci sta dentro".
Il volume, a cura di Antonio Pane, è introdotto da un suo testo critico. In appendice, oltre alle note ai testi e a una biografia dell’Autore, sono riportati alcuni suoi scritti (appunti, lettere) intorno a episodi e capitoli del romanzo.