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Per Enzo Agostino

Atti del Convegno di Studi sull’opera del poeta Enzo Agostino. Università della Calabria, 5 maggio 2008

11,90 € 14,00
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Il 5 maggio del 2008 l’opera del poeta di Gioiosa Jonica Enzo Agostino è stata celebrata da un convegno di studiosi ospitato dall’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende.
Andrea Amoroso auspica di poter vedere le carte dell’archivio del poeta, per avere dagli inediti qualche indirizzo interpretativo, evidenziando che la sua “parsimonia” fu forse dovuta alla delicatezza e al timore di dare troppo. L’intervento di Maria Grazia Palumbo verte sull’
arbitrio della misura, ovvero il contrasto tra l’esiguità della produzione nota e lo spessore dei suoi significati.Nella sua indagine – basata anche su auctoresquali De Benedetti e Piromalli, che hanno studiato nei poeti di Calabria “la frantumazione della costruzione del reale e dell’io” – Antonio D’Elia riconduce Agostino a una laicizzante cultura di base che nell’interrogare la circolarità di un tempo “include la pensabilità di un interrogativo da formulare di continuo”. Marco Gatto storicizza l’esperienza letteraria di Agostino e scopre che “non solo si lega direttamente a problemi di ordine teorico e storico, ma può essere funzionale a un’interpretazione della sua opera all’interno di quel Novecento letterario che il poeta dimostra, con veri e propri calchi linguistici e tematici, di conoscere e introiettare”.L’intervento di Francesco Piluso pone come essenziale il problema della rinuncia di Agostino alla scrittura, o piuttosto della rinuncia alla pubblicazione, che fu solo in extremis scongiurata dalla pressione degli amici fiorentini. Giovanna Fozzer, corrispondente del poeta nei suoi ultimi anni e depositaria di una settantina di sue lettere autografe recentemente donate al Gabinetto Vieusseux, svolge su quel materiale epistolare un’indagine per mostrare la conoscenza che il poeta ebbe degli scritti di Cristina Campo e per documentare la presenza in esso di M. Pieracci Harwell.Sandra Di Vitosi sofferma su alcuni elementi tematici già presenti in componimenti degli anni Cinquanta, gli anni del socialismo umanitario dell’autore: la luna, il mare, il sogno.Gennaro Mercogliano osserva che Agostino guarda alla tradizione “come a un sicuro baluardo di valori e di segni destinati a perpetuarsi nel fatto poetico, inteso come il più efficace e più alto strumento di comunicazione rispetto alla globalizzazione e alla massificazione del sapere informatico”.Sigillano la raccolta due ricordi del poeta firmati da Renzo Gherardini e da Gaetano Rizzo Rèpace.

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Il 5 maggio del 2008 l’opera del poeta di Gioiosa Jonica Enzo Agostino è stata celebrata da un convegno di studiosi ospitato dall’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende.
Andrea Amoroso auspica di poter vedere le carte dell’archivio del poeta, per avere dagli inediti qualche indirizzo interpretativo, evidenziando che la sua “parsimonia” fu forse dovuta alla delicatezza e al timore di dare troppo. L’intervento di Maria Grazia Palumbo verte sull’
arbitrio della misura, ovvero il contrasto tra l’esiguità della produzione nota e lo spessore dei suoi significati.Nella sua indagine – basata anche su auctoresquali De Benedetti e Piromalli, che hanno studiato nei poeti di Calabria “la frantumazione della costruzione del reale e dell’io” – Antonio D’Elia riconduce Agostino a una laicizzante cultura di base che nell’interrogare la circolarità di un tempo “include la pensabilità di un interrogativo da formulare di continuo”. Marco Gatto storicizza l’esperienza letteraria di Agostino e scopre che “non solo si lega direttamente a problemi di ordine teorico e storico, ma può essere funzionale a un’interpretazione della sua opera all’interno di quel Novecento letterario che il poeta dimostra, con veri e propri calchi linguistici e tematici, di conoscere e introiettare”.L’intervento di Francesco Piluso pone come essenziale il problema della rinuncia di Agostino alla scrittura, o piuttosto della rinuncia alla pubblicazione, che fu solo in extremis scongiurata dalla pressione degli amici fiorentini. Giovanna Fozzer, corrispondente del poeta nei suoi ultimi anni e depositaria di una settantina di sue lettere autografe recentemente donate al Gabinetto Vieusseux, svolge su quel materiale epistolare un’indagine per mostrare la conoscenza che il poeta ebbe degli scritti di Cristina Campo e per documentare la presenza in esso di M. Pieracci Harwell.Sandra Di Vitosi sofferma su alcuni elementi tematici già presenti in componimenti degli anni Cinquanta, gli anni del socialismo umanitario dell’autore: la luna, il mare, il sogno.Gennaro Mercogliano osserva che Agostino guarda alla tradizione “come a un sicuro baluardo di valori e di segni destinati a perpetuarsi nel fatto poetico, inteso come il più efficace e più alto strumento di comunicazione rispetto alla globalizzazione e alla massificazione del sapere informatico”.Sigillano la raccolta due ricordi del poeta firmati da Renzo Gherardini e da Gaetano Rizzo Rèpace.

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Polistampa, 2009

A cura di:

Pagine: 144

Caratteristiche: br.

paperback

Formato: 17x24

ISBN: 978-88-596-0632-1

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