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Il respiro del mondo… dilatare

I ‘quasi versi’: 1979-1993

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Qt

“Ciò che in specifico caratterizza Idana Pescioli nella sua globalità è una continua mediazione fra l’impegno civile e culturale a favore della pace e dei bambini ed una sua personale dialettica che fonde ma non confonde il privato col pubblico, il gesto con la parola, il senso col segno, l’ansia con l’utopia e l’utopia, infine, con la felice fisicità della tensione verso un mondo liberato dalla violenza che quotidianamente ferisce il corpo e l’anima dell’umanità asservita alla “falsa coscienza” dei potenti(…).
Tecnicamente, Idana Pescioli è poco interessata alla separatezza della poesia pura, ama muoversi fra lo splendido epigramma-cammeo l’assonanza ludica che riscopre l’infanzia del mondo e il manifesto lirico-civile ed in questo senso si colloca, più di quanto non sembri, nella dimensione della poesia che non rinuncia a dialogare con la prosa, com’è avvenuto, sia pure con altri intenti, nell’ultimo Pasolini. Cioè a muoversi dalla preziosità della Parola alla distensione della lingua e viceversa.
A mio avviso questo affidarsi ad una scrittura a tutto campo è segno di una resistenza contro ogni forma di estetismo individualistico, di una assunzione di livello creativo e testimoniale tipico di una generazione attiva, troppo presto messa in disparte dai cultori del “mito”. Idana Pescioli, con la conferma di contenuti storici in aura poetica e col riversare la totalità del fare nei deserti del mondo, fra i poeti del secondo Novecento è una presenza certa” (Franco Manescalchi).

“Ciò che in specifico caratterizza Idana Pescioli nella sua globalità è una continua mediazione fra l’impegno civile e culturale a favore della pace e dei bambini ed una sua personale dialettica che fonde ma non confonde il privato col pubblico, il gesto con la parola, il senso col segno, l’ansia con l’utopia e l’utopia, infine, con la felice fisicità della tensione verso un mondo liberato dalla violenza che quotidianamente ferisce il corpo e l’anima dell’umanità asservita alla “falsa coscienza” dei potenti(…).
Tecnicamente, Idana Pescioli è poco interessata alla separatezza della poesia pura, ama muoversi fra lo splendido epigramma-cammeo l’assonanza ludica che riscopre l’infanzia del mondo e il manifesto lirico-civile ed in questo senso si colloca, più di quanto non sembri, nella dimensione della poesia che non rinuncia a dialogare con la prosa, com’è avvenuto, sia pure con altri intenti, nell’ultimo Pasolini. Cioè a muoversi dalla preziosità della Parola alla distensione della lingua e viceversa.
A mio avviso questo affidarsi ad una scrittura a tutto campo è segno di una resistenza contro ogni forma di estetismo individualistico, di una assunzione di livello creativo e testimoniale tipico di una generazione attiva, troppo presto messa in disparte dai cultori del “mito”. Idana Pescioli, con la conferma di contenuti storici in aura poetica e col riversare la totalità del fare nei deserti del mondo, fra i poeti del secondo Novecento è una presenza certa” (Franco Manescalchi).

Polistampa, 2000

Pagine: 96

Caratteristiche: ill. b/n, br.

ill. b/n, br.

Formato: 14x21

ISBN: 978-88-8304-229-4

Collana:
Sagittaria | Opera, 2

Settore: