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Gianfranco Contini

Gianfranco Contini

Gianfranco Contini nacque a Domodossola il 4 gennaio 1912; laureato in Lettere a Pavia nel 1933, perfezionò i suoi studi a Torino l’anno seguente con Santorre Debenedetti e vi conobbe alcuni dei giovani intellettuali che sarebbero ben presto confluiti nella casa editrice Einaudi: Massimo Mila, Leone Ginzburg e lo stesso Giulio Einaudi, da cui gli fu affidata l’edizione critica delle Rime di Dante, uscita nel ’39. Altri rapporti Contini intrecciò col gruppo toscano di «Solaria» e a quello stesso anno risale anche la sua amicizia con Carlo Emilio Gadda, scrittore che deve a Contini la sua rivelazione alla critica e al pubblico fin dal Castello di Udine. Per altro verso fu interessante il contemporaneo incontro a Perugia con Aldo Capitini, che ispirerà alcune delle posizioni politiche (l’Azionismo) assunte più tardi. Già dal ’34 e fino al ’36 Gianfranco Contini studiò a Parigi col medievista Joseph Bédier, quindi ebbe un incarico presso l’Accademia della Crusca a Firenze e un insegnamento di letteratura francese a Pisa. Nasce ora il suo rapporto con Montale e inizia la collaborazione a «Letteratura». Nel 1938 fu chiamato quale ordinario di filologia romanza a Friburgo e vi alternò la critica militante all’insegnamento e all’attività scientifica. Si legò così alla cultura svizzera, particolarmente ticinese, collaborando a giornali locali; educò a Friburgo una schiera eletta di allievi anche italiani, li rifugiati durante la guerra. Nel ’44 tornò in Italia per partecipare in prima persona alla Resistenza nella sua città natale. Domodossola, espulse le milizie nazifasciste, si resse a libera Repubblica dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, con una giunta di governo provvisorio in cui Gianfranco Contini fu una sorta di ministro della Pubblica Istruzione ed elaborò con altri colleghi una riforma dei programmi scolastici ispirata a uno svecchiamento della cultura, da nazionalista ad aperta all’Europa, con una forte ispirazione etica mazziniana, liberale e sociale. Rientrato in Svizzera dopo la caduta della Repubblica, riprese l’insegnamento a Friburgo e lo esercitò sino al 1952, quando ebbe la cattedra di filologia romanza, nella facoltà di Magistero, quindi di lingua e letteratura spagnola e di filologia romanza nella facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, per passare infine alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Accademico dei Lincei, presiedette la Società Dantesca. Anche la produzione scientifica, gli studi e le pubblicazioni continuarono senza sosta, nonostante i disagi indotti dalle cattive condizioni di salute. Nel 1985 Contini tornò definitivamente a Domodossola, nella villa di San Quirico, dove morì cinque anni dopo, il primo febbraio del 1990. Lasciò un segno profondo negli studi letterari del nostro tempo, sia per la scoperta e il patrocinio di scrittori, soprattutto espressionistici, sia per la metodologia e la tecnica ecdotica, fondate soprattutto sullo studio della lingua e delle fasi costitutive del testo ma senza trascurare, anzi immerse e illuminate dai dati culturali, sia infine per le edizioni di autori e opere difficilissime, da lui portate a perfezione. Campo d’applicazione preferito, la letteratura italiana delle origini, fra Due e Trecento, e l’Otto-Novecento, da Leopardi a Montale. Non andranno nemmeno dimenticati le sue eccezionali qualità di maestro e il fascino della parola, contiguo a quello della sua originalissima, fascinosa scrittura.

La foto (giugno 1964) ritrae Contini sulla spiaggia dei Ronchi.

Gianfranco Contini nacque a Domodossola il 4 gennaio 1912; laureato in Lettere a Pavia nel 1933, perfezionò i suoi studi a Torino l’anno seguente con Santorre Debenedetti e vi conobbe alcuni dei giovani intellettuali che sarebbero ben presto confluiti nella casa editrice Einaudi: Massimo Mila, Leone Ginzburg e lo stesso Giulio Einaudi, da cui gli fu affidata l’edizione critica delle Rime di Dante, uscita nel ’39. Altri rapporti Contini intrecciò col gruppo toscano di «Solaria» e a quello stesso anno risale anche la sua amicizia con Carlo Emilio Gadda, scrittore che deve a Contini la sua rivelazione alla critica e al pubblico fin dal Castello di Udine. Per altro verso fu interessante il contemporaneo incontro a Perugia con Aldo Capitini, che ispirerà alcune delle posizioni politiche (l’Azionismo) assunte più tardi. Già dal ’34 e fino al ’36 Gianfranco Contini studiò a Parigi col medievista Joseph Bédier, quindi ebbe un incarico presso l’Accademia della Crusca a Firenze e un insegnamento di letteratura francese a Pisa. Nasce ora il suo rapporto con Montale e inizia la collaborazione a «Letteratura». Nel 1938 fu chiamato quale ordinario di filologia romanza a Friburgo e vi alternò la critica militante all’insegnamento e all’attività scientifica. Si legò così alla cultura svizzera, particolarmente ticinese, collaborando a giornali locali; educò a Friburgo una schiera eletta di allievi anche italiani, li rifugiati durante la guerra. Nel ’44 tornò in Italia per partecipare in prima persona alla Resistenza nella sua città natale. Domodossola, espulse le milizie nazifasciste, si resse a libera Repubblica dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, con una giunta di governo provvisorio in cui Gianfranco Contini fu una sorta di ministro della Pubblica Istruzione ed elaborò con altri colleghi una riforma dei programmi scolastici ispirata a uno svecchiamento della cultura, da nazionalista ad aperta all’Europa, con una forte ispirazione etica mazziniana, liberale e sociale. Rientrato in Svizzera dopo la caduta della Repubblica, riprese l’insegnamento a Friburgo e lo esercitò sino al 1952, quando ebbe la cattedra di filologia romanza, nella facoltà di Magistero, quindi di lingua e letteratura spagnola e di filologia romanza nella facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, per passare infine alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Accademico dei Lincei, presiedette la Società Dantesca. Anche la produzione scientifica, gli studi e le pubblicazioni continuarono senza sosta, nonostante i disagi indotti dalle cattive condizioni di salute. Nel 1985 Contini tornò definitivamente a Domodossola, nella villa di San Quirico, dove morì cinque anni dopo, il primo febbraio del 1990. Lasciò un segno profondo negli studi letterari del nostro tempo, sia per la scoperta e il patrocinio di scrittori, soprattutto espressionistici, sia per la metodologia e la tecnica ecdotica, fondate soprattutto sullo studio della lingua e delle fasi costitutive del testo ma senza trascurare, anzi immerse e illuminate dai dati culturali, sia infine per le edizioni di autori e opere difficilissime, da lui portate a perfezione. Campo d’applicazione preferito, la letteratura italiana delle origini, fra Due e Trecento, e l’Otto-Novecento, da Leopardi a Montale. Non andranno nemmeno dimenticati le sue eccezionali qualità di maestro e il fascino della parola, contiguo a quello della sua originalissima, fascinosa scrittura.

La foto (giugno 1964) ritrae Contini sulla spiaggia dei Ronchi.

Libri scritti da Gianfranco Contini

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