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Maria Maddalena de’ Pazzi

Maria Maddalena de’ Pazzi

Caterina de’ Pazzi nasce a Firenze il 2 aprile 1566 in una delle famiglie più in vista della nobiltà fiorentina, da Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de’ Pazzi. Battezzata come Lucrezia, ma chiamata Caterina, ha tre fratelli: Geri, Alamanno e Braccio. Il 27 novembre 1582, a sedici anni, entra nel Monastero di clausura di Santa Maria degli Angeli (oggi San Frediano in Cestello, in Oltrarno), il più antico dell’Ordine Carmelitano. Qui riceve il nome di Suor Maria Maddalena. Dopo la professione religiosa, il 27 maggio 1584, inizia un itinerario mistico contraddistinto da grazie e numerosissime esperienze singolari, che fanno di lei una delle più grandi estatiche della Chiesa. I primi cinque anni di vita monastica sono i più ricchi di notizie: estasi, esperienze mistiche e drammatizzazioni di episodi evangelici si intrecciano con la vita ordinaria della giovane carmelitana. In realtà la varietà di fenomeni è assai diversificata: dalla meditazione orante della Parola a sospensioni di coscienza, fino a scene di mimo, alla dettatura di lettere e a dialoghi con le consorelle. A eccezione di tre lettere, non scrive niente di proprio pugno. Ma poiché i suoi confessori vogliono determinare se l’origine di questi fenomeni è divina e se lei comunica dal suo stato di estasi (non volendo le suore “lassar perdere nessuna” delle sue parole), è obbligata a conferire ai superiori tutto ciò che le accade tramite le sorelle che trascrivono ogni sua parola fuori dell’estasi o durante le stesse esperienze mistiche. Vengono così raccolte sotto dettatura le relazioni delle sue esperienze mistiche, integrate da altri testi di natura biografica, avvisi, ammaestramenti e ricordi personali, raccolti a titolo particolare da altre carmelitane che con lei vivevano: tutto questo materiale viene a costituire una delle più grandi opere della letteratura mistica cattolica. Ammalatasi, Maria Maddalena, passa gli ultimi tre anni travagliata nel corpo e nello spirito, fino alla sua morte che la coglie il 25 maggio 1607 a quarantun’anni, colpita da tubercolosi polmonare. A un anno dalla sepoltura, il corpo della mistica è ancora incorrotto; le carmelitane ne avviano la venerazione e tra i fiorentini si fa strada la fama della sua santità. Nel 1609 – su invito di Maria de’ Medici, regina di Francia – viene stampata la Vita della Madre suor Maria Maddalena de’ Pazzi fiorentina, stesa dal confessore Vincenzo Puccini. Nell’agosto del 1611 l’Arcivescovo Marzio Medici – futuro Papa Leone XI – avvia il processo diocesano informativo; l’8 maggio 1626 Papa Urbano VIII la dichiara Beata; e il 28 aprile 1669 Papa Clemente IX la proclama Santa. Sotto il Granducato di Cosimo III, in un clima di esultanza e di grande afflato popolare, col contributo dei maggiori artisti del tempo viene portata a termine la sontuosa cappella della Santa nella chiesa di Borgo Pinti, dove vengono trasferite le sue spoglie e che sarà dedicata a lei come chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, a seguito del trasferimento di tutto il monastero. Il suo corpo resterà lì fino al 1888, quando, a seguito di un nuovo trasloco, viene spostato nel Monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Careggi, dove tutt’ora si trova sotto la cura delle consorelle carmelitane.
Caterina de’ Pazzi nasce a Firenze il 2 aprile 1566 in una delle famiglie più in vista della nobiltà fiorentina, da Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de’ Pazzi. Battezzata come Lucrezia, ma chiamata Caterina, ha tre fratelli: Geri, Alamanno e Braccio. Il 27 novembre 1582, a sedici anni, entra nel Monastero di clausura di Santa Maria degli Angeli (oggi San Frediano in Cestello, in Oltrarno), il più antico dell’Ordine Carmelitano. Qui riceve il nome di Suor Maria Maddalena. Dopo la professione religiosa, il 27 maggio 1584, inizia un itinerario mistico contraddistinto da grazie e numerosissime esperienze singolari, che fanno di lei una delle più grandi estatiche della Chiesa. I primi cinque anni di vita monastica sono i più ricchi di notizie: estasi, esperienze mistiche e drammatizzazioni di episodi evangelici si intrecciano con la vita ordinaria della giovane carmelitana. In realtà la varietà di fenomeni è assai diversificata: dalla meditazione orante della Parola a sospensioni di coscienza, fino a scene di mimo, alla dettatura di lettere e a dialoghi con le consorelle. A eccezione di tre lettere, non scrive niente di proprio pugno. Ma poiché i suoi confessori vogliono determinare se l’origine di questi fenomeni è divina e se lei comunica dal suo stato di estasi (non volendo le suore “lassar perdere nessuna” delle sue parole), è obbligata a conferire ai superiori tutto ciò che le accade tramite le sorelle che trascrivono ogni sua parola fuori dell’estasi o durante le stesse esperienze mistiche. Vengono così raccolte sotto dettatura le relazioni delle sue esperienze mistiche, integrate da altri testi di natura biografica, avvisi, ammaestramenti e ricordi personali, raccolti a titolo particolare da altre carmelitane che con lei vivevano: tutto questo materiale viene a costituire una delle più grandi opere della letteratura mistica cattolica. Ammalatasi, Maria Maddalena, passa gli ultimi tre anni travagliata nel corpo e nello spirito, fino alla sua morte che la coglie il 25 maggio 1607 a quarantun’anni, colpita da tubercolosi polmonare. A un anno dalla sepoltura, il corpo della mistica è ancora incorrotto; le carmelitane ne avviano la venerazione e tra i fiorentini si fa strada la fama della sua santità. Nel 1609 – su invito di Maria de’ Medici, regina di Francia – viene stampata la Vita della Madre suor Maria Maddalena de’ Pazzi fiorentina, stesa dal confessore Vincenzo Puccini. Nell’agosto del 1611 l’Arcivescovo Marzio Medici – futuro Papa Leone XI – avvia il processo diocesano informativo; l’8 maggio 1626 Papa Urbano VIII la dichiara Beata; e il 28 aprile 1669 Papa Clemente IX la proclama Santa. Sotto il Granducato di Cosimo III, in un clima di esultanza e di grande afflato popolare, col contributo dei maggiori artisti del tempo viene portata a termine la sontuosa cappella della Santa nella chiesa di Borgo Pinti, dove vengono trasferite le sue spoglie e che sarà dedicata a lei come chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, a seguito del trasferimento di tutto il monastero. Il suo corpo resterà lì fino al 1888, quando, a seguito di un nuovo trasloco, viene spostato nel Monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Careggi, dove tutt’ora si trova sotto la cura delle consorelle carmelitane.

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