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Max Boris

Max Boris

Esponente di primo piano della Resistenza toscana, Max Boris (Venezia, 1 marzo 1913 - Firenze, 18 dicembre 2005) è stato membro del Comando militare del Partito d’Azione. Partigiano combattente, si distinse soprattutto per un’impresa memorabile: il recupero di un’ingente quantità di armi e munizioni sul Monte Giovi, nel Mugello, che gli Alleati avevano paracadutato la notte del 14 febbraio 1944. Max Boris riuscì, superando innumerevoli posti di blocco, a trasportare il materiale in due magazzini situati nel capoluogo toscano, in via dei Mille e in via Guicciadini. Purtroppo, in seguito a una delazione, i fascisti della “Banda Carità” riuscirono ad arrivare ai depositi, nei quali era anche installata la linotype che serviva a stampare clandestinamente «La libertà», il giornale della Resistenza a Firenze. Boris fu catturato con altri patrioti, portato a “Villa Triste” e qui torturato, senza che i fascisti riuscissero a estorcergli informazioni. Deportato a Mauthausen, Boris riuscì a sopravvivere e, al suo ritorno in Italia dopo la liberazione, fu presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Sempre impegnato nel tenere vivo il ricordo della Resistenza, al momento della scomparsa Max Boris era presidente onorario dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.
Esponente di primo piano della Resistenza toscana, Max Boris (Venezia, 1 marzo 1913 - Firenze, 18 dicembre 2005) è stato membro del Comando militare del Partito d’Azione. Partigiano combattente, si distinse soprattutto per un’impresa memorabile: il recupero di un’ingente quantità di armi e munizioni sul Monte Giovi, nel Mugello, che gli Alleati avevano paracadutato la notte del 14 febbraio 1944. Max Boris riuscì, superando innumerevoli posti di blocco, a trasportare il materiale in due magazzini situati nel capoluogo toscano, in via dei Mille e in via Guicciadini. Purtroppo, in seguito a una delazione, i fascisti della “Banda Carità” riuscirono ad arrivare ai depositi, nei quali era anche installata la linotype che serviva a stampare clandestinamente «La libertà», il giornale della Resistenza a Firenze. Boris fu catturato con altri patrioti, portato a “Villa Triste” e qui torturato, senza che i fascisti riuscissero a estorcergli informazioni. Deportato a Mauthausen, Boris riuscì a sopravvivere e, al suo ritorno in Italia dopo la liberazione, fu presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Sempre impegnato nel tenere vivo il ricordo della Resistenza, al momento della scomparsa Max Boris era presidente onorario dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.

Libri scritti da Max Boris