Dal
5 novembre 2006 al 9 gennaio 2007
Ingresso gratuito
domenica, lunedì, martedì: visite guidate alle ore 10 e 12
Solo su prenotazione (055 241724)
L’alluvione e il suo sindaco
Un viaggio tra testimonianze e ricordi nella casa di Piero Bargellini
Mostra a cura di Gregorio Nardi
promossa dal Comune di Firenze
Studio di Piero Bargellinivia delle Pinzochere 3, Firenze
Piero Bargellini, sindaco di Firenze durante l’alluvione del 1966, è diventato famoso in tutto il mondo per come seppe condurre i soccorsi e la ricostruzione della città.
Il suo palazzo nel quartiere di Santa Croce fu tra le case più colpite dal diluvio. Era sempre aperto a tutti i cittadini che vi cercavano aiuto, ma anche alle autorità e ai giornalisti che, obbligati dal sindaco a venirvi, dovevano così rendersi conto degli effetti devastanti di acqua, fango e nafta nelle zone più sfortunate di Firenze.
Lo studio privato di Bargellini, luogo d’incontro per le più grandi personalità della cultura italiana, in quei giorni servì da centro soccorsi.
Da allora è rimasto pressoché identico, grazie alla figlia Bernardina che vi conserva anche l’archivio con una vasta raccolta di documenti relativi all’alluvione: manoscritti, diari, agende di Piero Bargellini e di sua moglie Lelia; ritratti e fotografie; carte dall’ufficio del sindaco; lettere degli alluvionati; quaderni con offerte e soccorsi; onorificenze e oggetti; una ricca collezione di periodici. Il percorso della mostra nasce dalle suggestioni di questo materiale, in gran parte inedito.
Bernardina Bargellini Nardi e suo figlio Gregorio sono a disposizione dei visitatori per accompagnarli in un viaggio attraverso le testimonianze esposte nel luogo che fu al centro degli avvenimenti e dell’azione del sindaco.
Faccio quello che posso, dormo poche ore per notte e vado a controllare di persona che i lavori procedano a pieno ritmo. Faccio come tutti i fiorentini. PIERO BARGELLINI |
Gli aiuti agli alluvionati. Nota dei soccorsi |
L’altra scoperta - per me non fiorentino e occasionale ospite - è stata Bargellini come sindaco. Nascondeva il dolore dietro l’arguzia, si notava in ogni suo atto quella premura verso gli altri che deriva da modestia e da autentico affetto; abitando in Santa Croce aveva anche lui la casa impasticciata di fango e si divertiva a invitare nel suo studio privato certi personaggi che non capiscono finché non ci battono la zucca o rischiano uno scivolone. Quando appariva alla Televisione parlava un bell’italiano ed era franco, spiegava quale era il dovere degli altri italiani, accennava garbatamente che i fiorentini chiedevano fiducia non imploravano aiuto. E Bargellini non è poi più tanto ragazzo: 69 anni, ben diritto in piedi e agile, di fisico e di mente. Un grande sindaco fiorentino. MARIO TOBINO, «Frontiere Socialiste», 5 gennaio 1967 |
Dedica di papa Paolo VI |
Fra gli eroi positivi di quella stagione emerse Piero Bargellini. Non si risparmiò, gettò nella lotta il peso della elevata e diffusa autorità che aveva conquistato con la sua lunga opera di scrittore e letterato. Stette nel fango assieme alla gente colpita dal diluvio. Sferzò le autorità dello Stato perché fossero più sollecite nei soccorsi e nelle provvidenze. Dimostrò con i fatti quanto era profondo quell’amore per Firenze che aveva sempre nutrito la sua vita. Fu davvero il capitano del popolo che teneva alta la nostra bandiera sopra le rovine della inondazione. La sua fama crebbe a dismisura. Bargellini divenne una forza travolgente che Firenze riconobbe volentieri. A furor di popolo fu eletto senatore e mai nella sua storia la città ha avuto in Parlamento un portavoce tanto autentico e appassionato. Giustamente un popolo riconoscente lo ha definito in modo imperituro “Nostro Sindaco dell’Alluvione”. LELIO LAGORIO, vice-sindaco della giunta Bargellini |
Ted Kennedy e il sindaco Bargellini |
Piero Bargellini emerse sulle acque travolgenti della città come una figura irreale, quasi mitologica; il dominatore, il Signore della Valle dell’Arno. Era impassibile, sensibile, deciso, anche autoritario; volle vivere nel fango come tanti concittadini, nel suo bel palazzetto di via delle Pinzochere, ove mi colpì quello studio affascinante, voluto, credo, quale testimone dell’identità fiorentina. Seppe imporsi allo Stato, parlò al mondo, accolse i giovani che si offrirono a Firenze, ricevette Kennedy e Moro nella sua casa, fece rivivere lo spirito comunitario, affievolitosi nel tempo, dell’antica città. EDOARDO SPERANZA |
La lettera del bambino Moricci |