chiudi
preview

Gabinetto Scientifico Letterario
G.P. Vieusseux

Archivio Contemporaneo ‘A. Bonsanti’

Per Enzo Agostino

In occasione della donazione delle carte del Poeta
all’Archivio Contemporaneo,
della pubblicazione degli Atti del convegno 2008
e della ristampa di Coccia nt’ o’ gramoni

Interverranno
Franco Contorbia, Marco Gatto,
Renzo Gherardini

Letture a cura di
Roberto Fuda

Coordina
Gloria Manghetti

Lunedì 29 novembre 2010, ore 17
Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux
Sala Ferri, Palazzo Strozzi
Firenze

“Il tempo, i luoghi, la memoria, filtrati nella consapevolezza dell’estrema fragilità umana, sono i nuclei centrali da cui si dipana il ‘fare poesia’ di Enzo Agostino. Su tutto incombente è il senso di un’ombra quieta che appena ci lambisce in un trascorrere lento e muto che sarà forse l’ultimo e che alla perdita induce o alla resa; è la percezione di un tempo fermo, o in bilico tra l’essere e il non essere più, di un momento perenne quasi fosse fissato in una meridiana o nell’eco di una voce murata fra gli affreschi del Vignola e intatti il senso e il suono d’un silenzio fermato a mezzo d’una meridiana che segna ora il ruotar d’altri pianeti; è la dolente consapevolezza in quel silenzio duro che pare avvolgere in una nebbia o in un pulviscolo le cose, le creature viventi, la natura, i paesaggi lontani ed amati (la Versilia, Fiesole, l’Arno, i Monti Cimini…) e il suo profondo Sud, ossia la Magna Grecia, in contrasto con l’umile vita nel paese di sughero. È un paesaggio esteriore ben definito che diviene metafora di uno interiore, cui si associa l’idea della vita intesa come viaggio, dove le vicende personali, nel panico e nell’ansia di vivere, nel sortilegio e nel sogno, divengono punto d’incontro con l’altro in un dialogo serrato, ininterrotto, volto a rintracciare una ‘partecipazione’ al destino d’ognuno con un sentimento di pietas che concilia le illusioni, gli inganni, le sofferenze in una visione mitica, classica, dove fanno da sfondo paesi saraceni e magnogreci, lune arabe, arroventate scimitarre, che riportano ad un’atmosfera decadente e orientale, mentre si insinuano nelle crepe del tempo e del ricordo licheni e muffe e sterpi e parietaria” (Maria Modesti).

Pubblicazioni correlate: